Questo blog è nato in occasione di una polemica apertasi a Reggio Emilia contro chi vorrebbe togliere risorse pubbliche alla cultura a causa della crisi, con il risultato di costringere alla chiusura la Fondazione I Teatri, l'Istituto Superiore di Studi Musicali - AFAM "Achille Peri" e ridimensionando Fotografia Europea. Siamo i primi a invocare una razionalizzazione delle spese per preservare servizi essenziali, ma non può passare l'idea gretta che investire in cultura non abbia rilevanza sociale. La storia di Reggio Emilia è la dimostrazione dell'esatto contrario di tale equivocato e rudimentale modello di pensiero. Senza contare inoltre che laddove si investe in cultura, formazione e ricerca si dimostrano anche positive ricadute economiche per i territori, con tanto di valori del Pil più alti. Gli scenari economici, da quando Re_Pensante è nato, sono addirittura peggiorati, diventa allora ancora più importante presidiare i valori che ci ispirano.

martedì 18 ottobre 2011

Firmate il nostro documento, ha avuto efficaci conseguenze sul dibattito in corso

La presa di posizione del nostro documento ha creato un certo subbuglio nel mondo politico reggiano, che ha dovuto fare i conti con una forse inaspettata reazione degli ambienti artistico-culturali, davanti alle affermazioni e soprattutto a una frase precisa dell'assessore alle politiche sociali della Giunta reggiana Matteo Sassi, quella in cui auspicava, intervistato dalla Gazzetta di Reggio, che il Comune si interrogasse seriamente sull'opportunità di continuare o meno a sostenere Fondazione I Teatri e Istituto Peri, dichiarandosi quindi implicitamente favorevole anche all'opzione derivante della chiusura dei due enti, che in mancanza dell'attuale sostegno pubblico non potrebbero operare.


Dall'apertura di questo blog, le firme al documento sono triplicate. I firmatari sono di appartenenze e formazione eterogenee, ma li accomuna la convinzione che la cultura sia una voce fondamentale del welfare, e non un orpello voluttuario del quale una comunità, una società civili possano tranquillamente fare a meno, seppur in tempi di crisi. Anzi.



A parte la reazione inizialmente piccata, l'assessore Sassi non ha più pronunciato quella precisa frase, nei suoi successivi interventi, almeno non ci risulta. Il sindaco lo ha sostanzialmente smentito sul tema, forti tensioni si sono create anche dentro il Sel di Reggio. Ma la sensazione è che esista un'area, paradossalmente nel centrosinistra locale, non estranea all'idea che in una gestione delle risorse i capitoli di spesa per l'arte e la cultura, anche per la formazione e la ricerca quindi, siano in conflitto concettuale e pragmatico con quelli per l'assistenza e il welfare.


Ci pare che si stia rischiando una deriva incapace di concepire la valenza sociale del welfare che persegue una forma di mero affare "assistenzialistico", come sorta di bene rifugio per i tempi di vacche magre. Si dimentica probabilmente che almeno una delle concause per cui Reggio Emilia, l'Italia e il pianeta si trovano in questa situazione di crisi, è per l'abbruttimento culturale e la regressione civile che le società consumistiche hanno mostrato dagli anni Ottanta in avanti; per la superficialità valoriale e il controllo mediatico teso a generare bisogni effimeri, superficiali e ottundenti che hanno progressivamente indebolito gli strumenti critici dei cittadini e la lucidità su quali punti di riferimento culturali e sociali andassero imprescindibilmente presidiati.


Se entrate in questo blog e leggete il nostro documento, se vi trovare concordi con i concetti in esso espressi, scriveteci per apporre anche la vostra firma in difesa di una Reggio Emilia che non butti a mare la propria sostanziale natura di territorio che ha sempre saputo proporre esperienze innovative e altamente civili nel terreno d'incontro tra welfare e cultura, fuor da meri assistenzialismi e all'insegna della crescita della qualità del tessuto sociale e delle persone.

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